In questa guida spieghiamo quali sono le caratteristiche della tartaruga e come allevarla.
Indice
Com’è fatto
Abitano la Terra da 250 milioni di anni senza aver subito nei secoli grossi mutamenti, oggi al mondo esistono più di trecento specie di tartarughe, che popolano soprattutto i paesi dai climi caldi, di tipo tropicale e sub-tropicale. Da sempre la respirazione ha rappresentato un problema per questa specie dato che i loro polmoni sono posizionati proprio sulla schiena sotto il guscio.
E’ anche per questo motivo che in natura ci sono specie strettamente legate al proprio habitat, da cui sarebbe opportuno non prelevarle. Le loro dimensioni possono variare anche in base a ciò: infatti esistono sia le tartarughine di acqua dolce che presentano delle proporzioni molto modeste, e sia le tartarughe marine che invece possono arrivare a raggiungere una lunghezza di tre metri pesando ben oltre i 750 kg. Questo diverso sviluppo dipende proprio dall’ambiente in cui vivono: tenute in cattività, difficilmente possono arrivare a certe dimensioni.
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Le caratteristiche
Rettile vertebrato, la tartaruga ha il proprio organismo rinchiuso nel caratteristico guscio, che altro non è se non una scatola ossea, una sorta di scheletro esterno che funge da corazza protettiva. La parte superiore di questo guscio è denominata carapace, mentre la parte ventrale è detta piastrone. Le tessere che compongono le due parti del guscio, vengono chiamati scuti. Ciò che normalmente fuoriesce da questa corazza, sono la testa, le zampe e la coda. Quando però l’animale avverte un pericolo incombente, si mette al riparo completamente ritraendo all’interno del guscio anche le altre parti. La corazza cresce sia ai lati di ciascuna placca sia di spessore. Nelle tartarughe neonate le ossa non si toccano tra loro, solo con la crescita si uniscono formando le suture, l’unica parte che continua a crescere anche nell’esemplare adulto. In tartarughe molto vecchie invece, le suture sono ossificate e ciò provoca il naturale arresto della crescita dell’animale. In genere, le tartarughe acquatiche hanno vita più breve rispetto a quelle terrestri: in media infatti vivono tra i venticinque e i trent’anni contro i cinquanta o sessant’anni degli esemplari terrestri, che in casi particolari come le tartarughe delle Galapagos, possono raggiungere anche i 150 anni. Le specie acquatiche differentemente da quelle terrestri, presentano le dita separate e unite tra loro da una sottile membrana che ne agevola i movimenti. Alcune si caratterizzano per il collo molto lungo tale da permettere loro di girarsi e catturare la preda. Proprio la giuntura tra il cranio e la prima vertebra cervicale però rappresenta una zona particolarmente delicata, quindi bisogna saper maneggiare con cura questi animali altrimenti si rischia di causare loro delle lesioni mortali. La lingua è carnosa e poco mobile, le specie acquatiche presentano delle pupille mobili e un’ottima vista. Le tartarughe acquatiche sono inoltre onnivore, per lo più carnivore, anche se crescendo cambiano gusti preferendo i vegetali. Le specie terrestri invece sono erbivore e hanno una dieta che varia dalla frutta ai cactus.
Come scegliere
Generalmente le tartarughe più acquistate sono quelle piccole acquatiche, le cosiddette tartarughe dalle orecchie rosse ovvero la specie Trachemys scripta elegans, che riescono a esser tenute all’interno di un acquario anche non troppo grande, la cui manutenzione non richiede grossi sacrifici. Più particolare il discorso per le tartarughe terrestri che in genere necessitano di un ambiente più spazioso per muoversi più facilmente. In questi casi, l’ideale sarebbe poterle tenere in un giardino, che sia curato, in cui possano essere lasciate libere anche di nutrirsi. In entrambi i casi, la scelta va ben ragionata perché si tratta di un animale di cui avere una certa cura, sia su terra che in acqua.
Risulta essere importante che l’animale sia in buona salute, quindi per prima cosa osservare il modo con cui la testuggine è stata trattata all’interno del negozio o dell’allevamento al quale intendiamo rivolgerci. Prima dell’acquisto esaminiamo il luogo dove vive la tartaruga: è un luogo piccolo? È abbastanza spazioso? Quante altre tartarughe contiene? Da ciò potremmo intuire lo stato di salute dell’animale. Se il pet è tenuto in un’area aperta, allora controlliamo bene le zone d’ombra rispetto a quelle dove batte il sole (è sempre opportuno che la tartaruga abbia a disposizione zone dove ripararsi dal sole e spazio sufficiente per muoversi).
Altra cosa da verificare è la cura dell’alimentazione.
Chiedere a questo punto informazioni sulla costruzione dell’habitat adatto perché la testuggine possa vivere bene e a lungo. Chi sceglie una tartaruga di terra come proprio animale domestico deve conoscere la sua zona di provenienza (per esempio se è originaria della macchia mediterranea allora sarà necessario disporre di uno spazio soleggiato dove potrà acclimatarsi comodamente).
Ricordare che la tartaruga trascorre lunghi inverni in letargo e quindi necessita pertanto anche di un luogo dove potersi riparare.
Ovviamente, se nella ricerca della propria tartaruga domestica si incappasse in un negozio o in un allevamento che non si occupa con la giusta cura delle testuggini, o mette in atto maltrattamenti, è importantissimo segnalare il reato alle autorità competenti (qui è possibile trovare alcuni numeri e contatti utili per il soccorso degli animali).
Ecco un elenco di elementi per accertarsi dello stato di salute generale della tartaruga:
Gli occhi: devono essere grandi e luminosi, mentre le palpebre non devono presentare difficoltà ad aprirsi e chiudersi. Se gli occhi sono infossati, allora la tartaruga sta male, probabilmente è disidratata.
Naso e narici: devono essere puliti e liberi da muchi; se l’animale respira a bocca aperta significa che ha problemi respiratori o addirittura un’infezione in corso.
Le orecchie: sono poste subito dietro gli occhi ed hanno una forma piatta; se invece notate delle sporgenze, o appaiono conche, allora l’animale ha un’otite in corso.
La corazza: deve essere resistente e non morbida al tatto, ed inoltre non deve presentare lesioni o anomalie. Tuttavia, essendo la tartaruga un animale che vive prevalentemente in spazi aperti è possibile che abbia lesioni non gravi ormai guarite.
A chi è adatto
Unico rettile dall’aspetto più simpatico e su cui si scherza e ironizza facilmente, la tartaruga piace sia agli adulti che ai bambini, che tendono a “giocarci” come fosse un animale domestico. Detto ciò, la tartaruga non è però proprio come un cane o un gatto, anzi bisogna trattarla con molta delicatezza e bisogna rispettarne i ritmi e le esigenze. Quindi va bene tenerla in famiglia, ma sempre cercando di prestarle le dovute attenzioni quanto a cure e alimentazione e non trascurarle solo perché non riescono a comunicare in maniera palese le proprie necessità.
Dove tenerlo
In cattività, la tartaruga acquatica può essere tenuta in un laghetto artificiale all’aperto, magari recintato, ma ha anche bisogno di una zona asciutta dove potersi riscaldare alla luce del sole. Naturalmente se non si dispone di questa opzione, l’alternativa è rappresentata dal terracquario, una sorta di acquario che però deve essere tale da presentare sia una parte asciutta che una parte acquatica. Inoltre è bene riprodurre all’interno del terracquario un ambiente il più possibile confortevole: bisogna inserire piante che siano commestibili, sassi e creare una zona che diventerà il rifugio della tartaruga, con muschio, foglie secche e anche fieno. Bisogna anche disporre delle lampade per l’illuminazione del terracquario, ma che permettano anche la crescita dell’esemplare. Di solito si inserisce una lampada a raggi UVA – UVB per irradiare calore all’animale, così da consentirgli l’assimilazione del calcio sulle ossa e sulla corazza, e una lampada in ceramica che riscaldi la zona asciuttta. E’ necessario anche un termo-riscaldatore per l’acqua, che in seguito può essere spento o rimosso nelle stagioni più calde. Infine non deve mancare il filtro interno, che permetta di tenere l’acqua quanto più possibile pulita.
Come Preparare la Tartaruga per il Letargo
La tartaruga di terra non richiede speciali attenzioni: tuttavia, oltre a nutrirla e a offrirle un habitat salutare e privo di pericoli, è importante seguire ed assecondare i suoi ritmi. Uno su tutti, il letargo. Come va affrontato questo periodo?
Quando le temperature si abbassano la maggior parte delle tartarughe cade in letargo; è importante sapere che ciò non accade a tutte le specie, perciò occorre informarsi preventivamente presso il proprio veterinario. Una volta compreso che la propria tartaruga vivrà questo periodo di riposo, come prima cosa è necessario sincerarsi delle sue condizioni di salute: una tartaruga malata o ferita, infatti, prima di andare in letargo deve essere curata, poiché l’infermità potrebbe degenerare fino a causarne la morte mentre si trova nello stato di torpore. Maggiore attenzione va riservata alle tartarughe più piccole, che non devono assolutamente subire shock termici o bruschi cambi di ambiente.
Se la tartaruga abita all’esterno, ad esempio in giardino, si può lasciare che trascorra all’aria aperta il letargo, all’interno però di una nicchia che costruirà da sé in un luogo riparato. Non dare troppo cibo alle tartarughe prima del letargo, poiché la lunga digestione potrebbe rappresentarne un ostacolo.
Se la tartaruga abita in casa, non lasciarla in una zona troppo calda (le temperature alte la sveglierebbero), né troppo umida o esposta al vento. Anche una testuggine in letargo presenta delle specifiche esigenze: porre sempre vicino all’animale una ciotola con dell’acqua, avendo cura di controllare di tanto in tanto che vi siano tracce di pipì. L’urina è la testimonianza della regolarità delle funzioni vitali; l’assenza di tracce significa che la bestiola sta soffrendo di disidratazione, ed occorre svegliarla per risolvere questo problema.
Come Aiutare la Tartaruga che si Svegliai in Anticipo dal Letargo
Sempre più famiglie scelgono la tartaruga come animale da affezione, ma in pochi sanno quali cure adottare per farla vivere a lungo. Ecco di seguito come comportarsi se l’animale si dovesse svegliare in anticipo dal letargo.
La tartaruga durante il periodo invernale va in letargo e per favorire questo stato deve essere dotata di un rifugio adatto che permetta di mantenere la temperatura tra i 4-6 gradi Celsius (corrispondenti a circa 5 C°) se si tratta di tartarughe terrestri, mentre le temperature dovranno essere inferiori per le tartarughe d’acqua.
Il letargo è una fase davvero importante in quanto favorisce la riproduzione, rallenta il metabolismo e diminuisce il numero dei globuli bianchi. Può capitare che l’animale si svegli dallo stato di letargo in anticipo e ciò può comportare dei problemi di salute, in quanto la testuggine potrebbe ammalarsi proprio a causa della insufficienza di globuli bianchi.
Il primo errore da evitare in caso di risveglio anticipato della tartaruga è cercare di forzare il letargo: si tratta del comportamento errato di tanti padroni che ogni anno porta alla morte di moltissime testuggini. L’animale in questa situazione dovrà invece essere aiutato a riprendere le sue funzioni vitali.
Se la temperatura è superiore ai 10 gradi Celsius occorre tenerla sveglia e avvicinare la scatola del letargo ad un calorifero in modo tale che il pet recuperi in modo graduale lo stato termico più adatto. Dopo questo primo passaggio, della durata di circa un’ora, sarà necessario porre la tartaruga sotto una lampadina a 150 watt a distanza di circa 15 cm.
In seguito la tartaruga dovrà essere mantenuta in un ambiente con temperatura di circa 30 gradi. L’appetito non le tornerà immediatamente.
Dopodiché sarà fondamentale l’idratazione. Difficilmente berrà spontaneamente; occorre invece immergerla in una piccola ciotola con un po’ d’acqua ed iniziare a bagnare anche il guscio. Nella prima fase potrà essere aggiunto nell’acqua anche un po’ di glucosio per riattivare il fegato e quindi il processo digestivo: bastano due cucchiaini in 250 ml di acqua al giorno, ma solo per pochi giorni.
In queste condizioni dopo qualche giorno dal risveglio la tartaruga dovrebbe iniziare anche a mangiare; se ciò non dovesse accadere è opportuno consultare un veterinario. Una ultima indicazione: non “accontentarsi” della sola somministrazione di vitamine, perché se non mangia per molto tempo probabilmente l’animale ha un problema di salute.
Malattie e cure
Che siano di piccole o di grandi dimensioni, le tartarughe sono soggette a vari tipi di malattie, e in ogni caso solo un esperto veterinario può intervenire prescrivendo la giusta cura. La maggior parte delle patologie è dovuta a una cattiva alimentazione e a una stabulazione non ottimale, quindi prima di tutto è necessario non sottovalutare questi due aspetti se si vuole tenere in salute l’animale. Le malattie più comuni legate all’alimentazione sono la Malattia Ossea Metabolica, causata anche da condizioni di vita fuori dalla norma; la piramidalizzazione, se la dieta è troppo proteica; la gotta, che provoca edemi agli arti; la congiuntivite, che causa una temporanea cecità dell’animale; la setticemia, che colpisce cute e piastrone ed è dovuta a condizioni igieniche precarie; la micosi, dovuta all’insediamento di funghi nella cute o nella corazza; la rinite e la polmonite; l’ascesso auricolare, dovuto a stress e carenze immunitarie; la parassitosi cutanea e interna; la gastroenterite e la stomatitie, dovute a gravi carenze immunitarie; la costipazione; l’herpes virus, che provoca ulcerazioni e placche sulla cute o sulla corazza, e ancora insufficienza renale, lesioni cutanee o traumi alla corazza e addirittura tumori, possono essere tutte le possibili affezioni di cui la tartaruga è vittima.
Cibi
Ogni esemplare di tartaruga ha delle precise esigenze in fatto di alimentazione. In ogni caso è bene che si tratti di un’alimentazione varia e non monotona, che fornisca all’animale tutti i nutrienti di cui ha bisogno. Generalmente si distinguono le tartarughe onnivore, carnivore ed erbivore. In ogni caso, cibi più comuni che ingeriscono tutte le specie sono le chiocciole, piccoli pesci, piante acquatiche o terrestri, insetti tipo caimani o camole della farina o del miele. Gli alimenti devono essere freschi o surgelati e decongelati, e naturalmente dati crudi. Le tartarughe carnivore e onnivore preferiscono i piccoli vertebrati, e di solito in cattività si usa nutrirle con gambusie, latterini, acquadelle, alborelle, cavedani, triotti, trote o salmoni, da somministrare rigorosamente interi. Anche piccoli crostacei vanno bene tipo gamberi, scampi o granchi; ancora piccoli anfibi come girini, rane o tritoni. Si sconsiglia vivamente la carne rossa, invece può essere apprezzata la carne bianca tritata, quale pollo, tacchino, o frattaglie di entrambe le specie. Per quanto riguarda gli insetti, la tartaruga si nutre in genere di grilli, locuste, blatte e camole e caimani. Da evitare assolutamente i bigattini, le cimici, le api, le formiche e le lucciole. Ancora ottimi i lombrichi, le chiocciole e le lumache. In cattività, sarebbe meglio abituare gli animali a nutrirsi anche di verdure, come tarassaco, trifoglio, malva, timo, gelso, ravizzone, insalata romana, radicchio, cicoria, crescione, fiori di ibisco, scarola e piante acquatiche. Per le specie acquatiche si sconsiglia l’assunzione di frutta e almeno una volta al mese bisognerebbe nutrirle di carne. Data la loro lunga digestione, è bene alimentarle a giorni alterni se giovani, mentre ogni due o tre giorni se adulte.