In questa guida spieghiamo come insegnare il riporto al cane.
Indice
Come Insegnare il Riporto
Questo esercizio può essere affrontato in molteplici modi e con vari oggetti da lanciare e riportare: a me piace iniziare con la pallina anzi: con due palline, perché la pallina con il suo movimento saltellante ed irregolare stimola moltissimo il senso predatorio del cane, che andrà molto probabilmente al suo inseguimento. Ciò è dovuto al fatto che nella mente del nostro amico scatterà l’immagine di una piccola preda in fuga, per esempio quella di un piccolo coniglio.
Quindi la pallina è molto più stimolante ed attraente di un pezzo di legno che cade a terra in modo inanimato per fermarsi immediatamente: in più è morbida.
E perché allora non iniziare subito con un fagiano? Il fagiano no… non ora … vi prego: “Stiamo” imparando e, come in tutte le cose, prima si impara a camminare e poi a correre”. Il fagiano preventivamente abbattuto, con il suo odore, inviterebbe il cane che non lo conosce ancora a spiumarlo, masticarlo, magari a mangiarlo, distraendolo dal fine primario del riporto ed andando a creare un fastidioso precedente che in futuro porterebbe in nostro cane a rovinare le nostre prede abbattute ed a non riportarle.
E poi per un cucciolo, un fagiano da riportare, sarebbe troppo impegnativo per dimensioni e peso.
Al nostro scopo si prestano benissimo delle comuni palline da tennis che rimbalzano bene, sono leggere e veloci, sono ben visibili e sono praticamente quasi indistruttibili.
A questo punto, scelto l’oggetto da riportare ed armati della solita pazienza, comprensione, amore e passione, apprestiamoci a lanciare una delle due palline agitandola preventivamente nelle nostre mani: accertiamoci cioè di aver ricevuto l’attenzione del nostro cane e di averne suscitato la curiosità. Solo a questo punto potremo effettuare il nostro lancio che, per le prime volte sarà corto, evitando di emulare i campioni di baseball americani e questo per vari motivi, primo dei quali, vogliamo che il cane veda esattamente la pallina durante il lancio e
dove va a finire. Poi con l’esercizio ed il miglioramento del nostro ausiliare, potremo cimentarci in lanci più lunghi.
A lancio effettuato, il cane correrà all’inseguimento della sua preda.
A preda raggiunta, alcuni cani hanno la naturale tendenza al riporto, altri no.
Nel primo caso il cane raccoglierà la pallina e avviandosi verso di noi ci guarderà festoso ed orgoglioso per l’impresa compiuta ed è arrivato il fatidico momento di emettere il nostro ordine: PORTA ed anche il momento di animare tra le nostre mani la seconda pallina rendendola ai suoi occhi più bella di quella che ha conquistato, più attraente, più viva.
Quando noterà la splendida seconda pallina di cui siete in possesso non potrà che correre da voi, con la prima pallina in bocca.
A questo punto chinatevi di fronte a lui (e non sopra di lui), inducetelo ad avvicinarsi facendo leva sulla sua curiosità e sul suo desiderio di possedere la seconda pallina. In tutto ciò parlate il meno possibile perché lui non capisce la nostra lingua, ma solo alcune parole, cioè – nella migliore delle ipotesi – i nostri ordini o i comandi: tutto il resto non lo aiuterà ma gli porterà solo confusione.
Quando sarà arrivato molto vicino, lo trarremo a noi facendogli sentire il contatto fisico e solo a quel punto lo premieremo con le coccole e con un entusiastico BRAVO.
Una volta data la gratifica verbale, elargiremo tempestivamente (quasi contemporaneamente) come premio un succulento bocconcino. Non importa se il cane avrà ancora la pallina in bocca e non l’avrà lasciata: questo riguarda il passo successivo.
Il nostro obiettivo sarà che il cane associ il riporto all’iniziale comando “PORTA” ed all’ottenimento dell’ambìto premio di tipo sociale (coccole + bravo) ed alimentare (bocconcino).
In questa fase, non dobbiamo indispettirlo sottraendogli la pallina conquistata perché desideriamo che si fidi di noi; quindi – con furbizia – gli faremo credere di non essere interessati alla sua preda. Del resto la pallina che detiene, cadrà da sola dalla sua bocca quando il cane mangerà il piccolo premio alimentare.
A questo punto noi avremo conseguito il nostro scopo, senza aver intaccato la naturale possessività del nostro amico, che avrà lasciato la presa della pallina in cambio di qualcosa di più appetibile e motivante.
Potremo allora raccogliere la pallina e proseguire il gioco con il lancio della stessa pallina o dell’altra.
Una volta che il cane sarà in grado di ripetere questo esercizio con una certa frequenza, potremo introdurre il comando successivo, ovvero il “LASCIA”.
Ripetendo l’esercizio del “PORTA”, allorché il cane sarà a contatto fisico, non elargiremo più alcuna gratifica, verbale, sociale o alimentare, ma – cercando di mantenerlo sempre attento sulla seconda pallina – ordineremo il “LASCIA” e contestualmente con dolcezza estrarremo dalla sua bocca la pallina che ci avrà riportato.
Quando il cane, allentando la presa, ci consegnerà la “preda” riportata, ecco che con grande entusiasmo andremo nuovamente a gratificarlo così come avevamo dapprima fatto per il “PORTA”.
Dopo alcune ripetizioni, il cane assocerà anche al comando “LASCIA” tutte le gratificazioni già sperimentate per l’esercizio precedente.
Cosa Fare se il Riporto non è Naturale
Una delle imperdonabili carenze della cinofilia ufficiale è di non aver fatto conoscere alla massa dei potenziali proprietari di cani le doti caratteriali delle singole razze. Il momento in cui l’acquirente di un American Staffordshire Terrier si accorge che quel cane ha un carattere difficile e comportamenti potenzialmente pericolosi, giustamente denuncerà il fatto che nessuno lo aveva informato in anticipo che quelle sono le caratteristiche tipiche di quella razza.
Non è infatti raro assistere a competizioni di Agility, Obedience o Disc Dog in cui fanno la loro bella figura dei cani da caccia che, guarda caso, sono stati selezionati decisamente per altro scopo.
Quindi se si riesce a far fare Agility o Dog Dance ad un cane da caccia, si potrà parimenti addestrarlo al riporto, anche se mancante nel DNA di quel cane.
Quando si parla di educazione cinofila, nulla va dato per scontato e ci dobbiamo approcciare ad essa con “elettroencefalogramma piatto”. Per cui, quando nel precedente articolo ho scritto che il cane va motivato e successivamente premiato per ogni suo più piccolo progresso, intendevo veramente e letteralmente dire “per ogni più piccolo progresso”.
Compiere un esercizio, qualunque esso sia, per certi cani è una cosa naturale; per altri, è quasi una cosa naturale; per altri ancora potrebbe essere una cosa totalmente “sconosciuta” o comunque non prevista dal loro codice genetico.
Ecco allora che, per questi casi, saremo noi a dover costruire dal nulla ciò che vogliamo ottenere. Come? Ripeto: premiando ogni loro più piccolo progresso.
Facciamo un esempio: lancio la pallina (o l’oggetto prescelto) ed il cane non la guarda nemmeno, nulla.
Lancio ancora la pallina più e più olte ed al cane non interessa ancora, nulla.
Cerco allora di stimolare il cane, la sua curiosità, il suo fiuto: ad esempio prima di lanciare la pallina, la strofino su di un wurstel e gliela faccio annusare, poi la lancio e così via, finchè una volta, si gira e la guarda.
Ecco: qui deve aprirsi il cielo! Il cane va premiato, coccolato, bisogna fargli capire che ciò che vogliamo è che guardi la pallina.
Faremo parecchie ripetizioni affinché il cane fissi nelle sua mente in modo chiaro ed inequivocabile ciò che desideriamo da lui.
Una volta costruita e fissata questa parte di esercizio (guardare la pallina…), non lo premieremo più per tale manifestazione, se non saltuariamente per mantenere l’attenzione. Ripeteremo ancora il gioco, finché ad un certo punto il cane non effettuerà un accenno di movimento nelle direzione della pallina lanciata.
Allora lo premieremo e gratificheremo nuovamente per fargli capire che desideriamo egli si diriga in direzione dell’oggetto lanciato.
Come già detto, faremo poi parecchie ripetizioni affinché il cane fissi nelle sua mente in modo chiaro ed inequivocabile ciò che desideriamo da lui. E così premieremo il suo primo passo in direzione dell’oggetto lanciato, e poi il secondo e poi il terzo, sino a quando andrà ad annusare la pallina, sino a quando l’abboccherà, sino a quando con la pallina in bocca accennerà un inizio di riporto e così via, sino a costruire l’intero esercizio del riporto, fissandolo “fotogramma per fotogramma”.
Troppo lungo? Troppo tempo? Poco tempo a disposizione? Poca pazienza? Poca voglia?
In questo caso allora forse è meglio optare per l’acquisto di un buon Retriever, magari già Campione di lavoro.
In questo modo, con molta pazienza e molta passione, lavorando con il proprio cane, si possono costruire una serie di esercizi praticamente infinita, che va dal seduto al farsi portare il giornale o le pantofole, l’unico limite che avremo sarà la nostra fantasia.
A tutti noi fa piacere possedere e vedere all’opera un buon cane da ferma, ed altrettanto piacere ci fa vederlo effettuare anche un ottimo riporto a bocca soffice, ma non dimentichiamoci che, come dice la parola, è un cane da ferma, non da riporto.
Quella del cane da ferma che deve riportare, è una prestazione aggiuntiva.
Il nobile inglese (o continentale) che andava a caccia nei suoi sconfinati possedimenti, ci andava con diversi cani, ed ognuno di essi (o più d´uno) era specializzato nel suo lavoro e basta: c’era il cane che cercava e fermava e quello che riportava la selvaggina.
Quindi, per alcuni cani è chiaro che non sarà cosa istintiva riportare.
Allora, con la solita pazienza, tenacia ed amore starà a noi, passo dopo passo, plasmare qualcosa dal nulla, visto che il nostro amico non è naturalemte dotato di quella qualità.
Non perdiamoci d’animo quindi e sperimentiamo con il nostro amico a quattro zampe, quanto sia piacevole “lavorare” con lui, vederlo progredire di giorno in giorno ottenendo col tempo quanto ci siamo prefissi in origine.
Va detto poi che con l’esercizio, il cane impara i meccanismi che utilizziamo per costruire questo o quell’esercizio, facendoci perdere sempre meno tempo, divenendo sempre più propositivo e più rapido nell’acquisizione delle nozioni che vorremo impartirgli per effettuare con successo gli esercizi più disparati.
Non dimentichiamo poi che lavorando in questo modo, contribuiremo all’arricchimento del rapporto con il nostro cane che comprenderà in modo inequivocabile che noi siamo il leader del “branco” di cui egli fa parte. Questo fatto è indispensabile per fare in modo che il cane possa fidarsi di noi.