In questa guida spieghiamo come insegnare il richiamo al cane.
Anche quest’anno la stagione venatoria si avvicina a grandi passi e molti non vedono l’ora di iniziare ad allenare sul campo il proprio cane. Purtroppo ogni anno, durante la stagione venatoria, vengono persi molti cani che, spinti dalla foga e dal naturale istinto predatorio, perdono il contatto con il loro conduttore smarrendosi a volte irrimediabilmente. Approfitto dell’occasione per aprire una piccola parentesi su questo angosciante problema. Alcune delle cose che sto per scrivere sono certamente ben note a molti di voi, ma le ripeterò a beneficio degli eventuali neofiti.
Il cane dovrà sempre avere il microchip identificativo previsto dalla legge (meglio se avrà anche il tatuaggio sull’orecchio o sull’interno della coscia). Quando poi usciremo dall’ambito protetto di casa, dovrà sempre portare il collare con l’apposita medaglietta che riporta il vostro recapito telefonico ed eventualmente il suo nome: già questi piccoli accorgimenti ci metteranno dalla parte della ragione in caso di smarrimento e – contando sulla buona fede della persona che ritroverà il nostro amato cane – avremo buone possibilità di ritornarne in possesso in tempi brevi.
Per la cronaca ricordo che impossessarsi di un cane altrui è perseguito penalmente per legge il che, come primo effetto, fa saltare il porto d’armi.
Nel momento in cui, nonostante le nostre ricerche, la notte sopraggiunga senza che il cane sia tornato e – scoraggiati – si decida di desistere, lasciate sempre sul posto in cui per l’ultima volta il cane è stato in collegamento con voi, un oggetto impregnato con il suo o il vostro odore (come per esempio il suo trasportino od un vostro indumento). Questo molto spesso farà in modo che il cane – tornando sui suoi passi – ritrovi l’oggetto, ottenendo un preciso punto di riferimento e lo presidi sino al vostro arrivo l’indomani all’alba. Chiaramente in caso negativo, le ricerche andranno proseguite. Se anche in questo frangente il vostro amico non verrà trovato, rivolgetevi alle autorità locali per denunciarne lo smarrimento. Ricordatevi che spesso questi cani finiscono in qualche canile della zona (dove sarà ovvio andarlo a cercare) che, se non riuscirà a risalire a voi per mancanza di microchip ed altri dati sopra citati, non potrà fare altro che tenerselo. Chi trova un cane, comunque, ha l’obbligo di farne denuncia alle autorità locali che, essendo in possesso del lettore del microchip, sono in grado di risalire alla proprietà dichiarata presso l’anagrafe canina regionale.
Indice
Errori da non Fare
Quando si parla di controllo, si intende il riuscire ad interrompere ogni azione che il cane sta svolgendo, in ogni momento e questo sarà sicuramente molto più efficace se il cane avrà rispetto, fiducia e un buon rapporto con il suo padrone. È desiderio di tutti noi avere un cane che ogni volta che lo chiami arriva scodinzolando, ma la maggior parte delle volte questo non accade, anzi ci si ritrova ad arrabbiarsi e rincorrerlo di qua e di là per recuperarlo.
La fiducia ed il rispetto non ci sono dovuti, si devono conquistare sul campo, sono condizioni che nascono e si fissano durante la vita quotidiana con la coerenza comportamentale e la semplicità del linguaggio. Gli errori da non commettere sono pochi, ma molto importanti: usare male il linguaggio del corpo e utilizzare punizioni inutili, servono esclusivamente per allontanare il cane da noi e per incrinare quel rapporto che fino ad ora abbiamo costruito passo dopo passo con fatica. Cosa non fare
-non rincorrere il cane, cosa che diventerebbe un bellissimo gioco in cui lui scappa e voi lo prendete, rendendovi faticosa ogni uscita quotidiana.
-non chiamare il cane ripetute volte, perché così facendo il richiamo diventerà poco importante e gli insegnerà a tornare solo quando ne ha voglia. Ricordare che i comandi vanno dati una volta sola.
-non urlare contro il cane, per lui sarà molto difficile avvicinarsi a voi sentendovi arrabbiati, venirvi incontro deve essere un piacere, non una tortura.
-non richiamare il cane solo ed esclusivamente quando dovete tornare a casa, perché potrebbe associare il richiamo come la fine dei giochi, cioè come qualcosa di negativo. Bisogna abituarsi a richiamarlo anche mentre è al parco, per poi lasciarlo libero nuovamente.
-se il cane tarda a tornare, per nessun motivo dovete sgridarlo quando arriva!! Anzi, fategli molte feste, se le ricorderà per la volta successiva
Come Insegnare il Richiamo
A questo punto, cerchiamo di capire come rendere il nostro richiamo efficace e farlo migliorare nel tempo visto che, oltre al problema del potenziale smarrimento, fruire di un buon richiamo del nostro cane significa spesso riuscire a recuperarlo prima che si metta in pasticci che potrebbero mettere a rischio la sua e l’altrui incolumità (come ad esempio prima che attraversi una strada trafficata).
Quando andremo a richiamare il nostro cane, il comando dovrà essere impartito con decisione e con tono risoluto, ma mai con cattiveria o con rabbia. La parola che identifica il comando del richiamo potrà essere il semplice “vieni” piuttosto che un’altra parola o un suono.
Fase di lavoro
-lasciare libero il cane e – quando volete – chiamatelo dicendo ”VIENI”
-aspettate qualche secondo: se il cane torna subito da voi, abbassatevi (esprimendo così con il linguaggio del corpo la vostra affettuosa accoglienza), dite “BRAVO” e lodatelo con coccole, complimenti, afferratelo dolcemente e infine dategli il bocconcino. -se lui non torna, allora scappate via e appena si accorge che ve ne state andando e vi vien dietro, abbassatevi e rinforzate nello stesso modo.
-se anche l’andare via non causa alcuna reazione da parte del vostro cane, che resta dov’è noncurante della situazione, allora sparite dalla sua visuale, nascondetevi e aspettate che lui si accorga di essere rimasto solo. A quel punto lasciate che vi ritrovi e al suo arrivo lodatelo con mille complimenti: la prossima volta al suono del richiamo tornerà sicuramente più velocemente.
Quello che deve entrare nella testa del vostro cane è che quando sente il vostro richiamo deve correre il più spedito possibile da voi per non essere lasciato solo e perché voi avete mille sorprese da proporgli, molto più interessanti di ciò che lo distrae. Se siete in due o più, potete anche divertirvi a giocare con lui facendolo correre da uno all’altro usando sempre il comando “VIENI” e premiandolo ogni volta: imparerà così giocando a correre da voi sempre felicissimo, sapendo ciò che gli spetta.
Quando pensate che il cane abbia capito cosa gli state chiedendo aumentate il grado di difficoltà: chiamatelo quando è distratto da qualcosa, provate a richiamarlo mentre sta annusando qua e la, infine provate a farlo quando è in mezzo ad altri cani. Quella sarà la prova più difficile ma vi darà un sacco di soddisfazioni. Cercate comunque sempre di richiamare il cane quando può ascoltarvi, sarà inutile richiamarlo mentre sta rincorrendo un suo simile o è nel bel mezzo di una lotta: imparate a chiamarlo nel momento in cui si ferma a riprendere fiato, così che possa essere più facile per lui arrivare da voi. Il richiamo resta una delle principali regole per avere un cane sotto controllo e sarebbe molto utile insegnarglielo fin da piccolo. Se siamo in grado di diventare la fonte più importante di risorse per il nostro cane, non ci sarà nemmeno l’occasione che egli non abbia piacere a tornare da noi scodinzolando.
Per integrare quanto spiegato, ritengo utile fornire alcune note sullo schema comportamentale del cane in cui rientra “il richiamo”, ovvero la prestazione generalmente definita come “collegamento”. Il cane ha ereditato dal lupo l’istinto della caccia in branco, per svolgere la quale riconosce un capo a cui tutti i componenti del gruppo si sottomettono per ottimizzare il risultato della predazione. Da notare che durante la caccia, i componenti del branco – per mantenere il contatto col capobranco – non necessitano di alcun richiamo acustico da parte di quest’ultimo (infatti il “lupo alfa” in caccia non ulula per richiamare i suoi sottoposti, che a lui si collegano in assoluto silenzio).
Come tutti i comportamenti ereditati dall’antenato lupo, nel cane il “collegamento” è carattere dominante, il cui genotipo può quindi essere omozigote o eterozigote. In quest’ultimo caso, madrenatura non si preoccupa delle conseguenze degenerative della specie dovute alla trasmissione del carattere recessivo, stante l’impossibilità che soggetti incapaci di partecipare alla predazione in gruppo possano sopravvivere in natura. Per mantenere il collegamento, il cane si avvale solo marginalmente della vista (che in lui è particolarmente debole) e fa uso di uno spiccato senso di orientamento, grazie al quale torna nel luogo in cui è avvenuto l’ultimo contatto col capobranco, per quindi trovare e seguire a naso la sua traccia (molte volte l’abbiamo visto fare dal nostro cane che vuole ricongiungersi a noi rientrando da una fase di cerca particolarmente spaziosa).
Oltre a ciò alcuni cani sono guidati da un sesto senso che fa parte di un mondo ancora a noi sconosciuto. Comunque il richiamo del cane che ha perso il collegamento deve sempre essere emesso dal luogo in cui per l’ultima volta risultava collegato, perché il suo istinto là lo indurrà a tornare per cercare la traccia olfattiva che lo ricollega al suo capobranco. Tutti i cani hanno queste capacità di orientamento?. Purtroppo no, o quantomeno non tutti le hanno in egual misura e – a causa di errati criteri di selezione – sono in aumento i soggetti che ne sono sprovvisti.
Il naturale schema comportamentale del collegamento nel cane viene spesso alterato dai richiami (quasi sempre immotivati) che il cacciatore gli rivolge, col risultato che l’ausiliare, invece di mantenere lo spontaneo e silente collegamento col suo conduttore, si abitua ad attendere la segnalazione acustica che gli fornisca l’indicazione di dov’è il suo capobranco, che però non è sempre facile da localizzare, stante lo scarso aiuto che può ottenere dalla sua vista molto corta. (A tale proposito, si noti che la vista del cane riesce però a vedere meglio gli oggetti in movimento: per cui, quando cerca invano di vedervi allorché è ad una certa distanza da voi, agitate in aria un fazzoletto spiegato… cosa che lo aiuterà molto ad individuarvi visivamente.) Una dilagante deformazione che sta distruggendo il collegamento naturale del cane da ferma è l’uso del beeper col quale un cane va per i fatti suoi nel bosco, fregandosene del suo conduttore e limitandosi a pazientemente attenderlo in ferma quando trova una beccaccia. Con ciò il concetto di collegamento viene letteralmente ribaltato perché, invece di essere il cane in collegamento con l’uomo, è il cacciatore che trova il cane con l’ausilio del dispositivo elettronico. Questo sarà forse un’evoluzione tecnologica, ma è certamente anche una aberrante involuzione del modo di concepire il cane da ferma. Il corretto comportamento del cacciatore dovrebbe invece mirare a stimolare fin dai primi mesi di vita il silenzioso collegamento del cane, premiandolo allorché torna spontaneamente e nascondendosi quando tarda ad arrivare, cosicché il finale ritrovamento diventi di per sé un’esperienza premiante. Durante l’esercizio della caccia, il richiamo acustico deve essere limitato ai casi in cui il cane può ravvisarne l’effettiva giustificazione, come ad esempio per un radicale cambiamento della direzione del percorso di caccia, o per legarlo al guinzaglio, o per indirizzare la cerca là dove è stata avvistata una rimessa.