In questa guida spieghiamo quali sono le caratteristiche del cane Dalmata, il suo carattere e l’alimentazione corretta.
Una razza antica dalle origini incerte. Alcuni vedono un suo avo nel Bracco del Bengala, cane estinto, incrociato con il Bull terrier prima e poi con il Pointer. Altri ritengono che il Dalmata abbia le stesse origini dell’Alano Arlecchino. La Federazione Internazionale riconosce come progenitore solo il Pointer d’Istria.
Il Dalmata è sicuramente la razza su cui l’esposizione mediatica ha avuto i maggiori effetti e se, con il film d’animazione della Disney, si è fatto conoscere a livello planetario, la versione con attori (e cani) in carne e ossa del 1996 ha determinato una vera e propria corsa al cucciolo: a fine anni Novanta si era arrivati a registrare oltre tremila soggetti all’anno, contando solo quelli con il pedigree! Tra allevatori improvvisati e proprietari impreparati a gestire un cane di questa razza, a farne le spese è stato proprio il Dalmata, che ha cominciato ad avere una nomea di cane disubbidiente, ribelle, addirittura stupido, del tutto falsa.
Finita la moda, le cifre si sono sensibilmente ridimensionate e oggi vedere un Dalmata elegantemente a passeggio è molto più raro. Dal punto di vista della classificazione questa razza ha peregrinato molto prima di trovare la sua, si spera, definitiva collocazione: fino al 1970 era classificato nel gruppo dei cani da difesa e utilità, poi è stato trasferito in quello dei cani da compagnia dove è rimasto fino al 94, prima di finire in quello dei segugi, anche se con questi cani, tutto sommato, ha ben poco a che spartire.
Indice
Le origini controverse del cane Dalmata
Considerando il nome, verrebbe da pensare che il cane Dalmata sia originario della Dalmazia, ma le cose non sono così semplici. Le sue origini sono controverse, anche se sicuramente in passato ci sono stati molti cani dal manto maculato. Risale al 300o a.C. un affresco della tomba di Radmera di Tebe in cui, oltre a sette diversi cani, ne è raffigurato anche uno bianco con macchie nere à solo a partire dal XIV secolo che troviamo cani maculati affini al Dalmata non solo per il mantello, ma anche per la struttura fisica. Una tangibile testimonianza iconografica arriva da un affresco del Bonaiuti del 136o che si può ammirare nel Cappellone degli Spagnoli, presso la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, in cui è rappresentato un agnellino tra le fauci di un lupo attaccato da cani maculati: una chiara allusione all’ordine dei Domenicani (con la tonaca bianca e nera) che combattono i lupi dell’eresia.
L’origine del nome di questa razza potrebbe derivare proprio dalla veste dei Domenicani, chiamata dalmatica. A partire dal 1600 il Dalmata viene raffigurato da numerosi artisti e i contesti venatori e religiosi delle loro opere potrebbero far pensare che sia stato da un lato un fiero cane da caccia, da un altro simbolo della Chiesa e del papato.
Per quanto riguarda la provenienza, sono state fatte numerose ipotesi: per alcuni sarebbe un cane autoctono della Danimarca, mentre i Croati, con ovvio spirito nazionalistico, lo vogliono originario della Dalmazia. In Croazia, del resto, è possibile ammirare esemplari della razza nel dipinto Madonna con Gesù e angeli conservato in una chiesa di Veli Losinj, risalente al 1600, e in un affresco nella città dalmata di Zaostrog; le prime descrizioni di un cane chiamato “Canis Dalmaticus” sono state trovate nella diocesi di Djakovo.
Stupido sarà lei!
Come abbiamo anticipato, nel periodo del boom il Dalmata si era fatto suo malgrado una fama di cane mordace, aggressivo o, al contrario, timido e pauroso, testardo, ribelle e poco intelligente. Un ritratto tutt’altro che lusinghiero che però è lontano dalla realtà: se ben allevato, infatti, il Dalmata è dolce, molto protettivo verso la famiglia, allegro, giocoso, socievole e amichevole.
Un cane molto intelligente e quindi assai disponibile ad apprendere i rudimenti dell’educazione, ma anche oltremodo sensibile e se da un lato questo lo rende capace di interpretare gli stati d’animo del padrone, dall’altro esige rispetto e modi fermi ma dolci: con la violenza e la coercizione da lui si ottiene ben poco, perché obbedisce con gioia solo a chi ha saputo guadagnarsi la sua fiducia e la sua stima.
Appena fatto il suo ingresso in famiglia, lui se ne sente parte integrante e dimostra il suo bisogno di contatto fisico con chiunque faccia parte del suo “branco”. Soffre se si sente trascurato o se viene lasciato a lungo solo. La diffidenza verso gli estranei è molto soggettiva, ma in ogni caso, più che un cane da guardia vero e proprio, il Dalmata può essere definito un buon campanello di allarme, in grado di segnalare vocalmente, ma senza abbaiare a sproposito, ogni minore o presenza sospetti.
Ci sono addirittura esemplari che, in caso di pericolo, difendono il padrone con grande determinazione e coraggio, pur senza essere stati sottoposti a particolare addestramento. Nei rapporti intraspecifici, cioè con i propri simili, non cerca mai la rissa o il confronto diretto, però un maschio, se provocato, è sempre pronto ad accettare la sfida. Per quanto ci siano soggetti che praticano agility e anche obedience, la vocazione del Dalmata è quella del cane da compagnia che ha dalla sua un grande spirito di adattamento alle esigenze di vita della famiglia.
Cane Dalmata: a chi è adatto?
Elegante e atletico, il Dalmata si può adattare a diverse tipologie di padrone, ma certo un proprietario dinamico e sportivo sarà in grado di soddisfare meglio le sue esigenze di moto, dandogli la possibilità di fare ogni giorno lunghe passeggiate e, perché no, qualche bella corsa libero all’aria aperta, magari giocando con altri cani, con i quali, se ben socializzato, va tendenzialmente d’accordo. Chi dispone di un giardino o di uno spazio all’aperto non pensi che questi possano costituire la sua sistemazione ideale: pur essendo un cane robusto, il mantello privo di sottopelo lo rende freddoloso e poco adatto a trascorrere la stagione invernale in una cuccia all’esterno: ama le comodità e stare al calduccio in casa, meglio ancora se sdraiato sul divano accanto al padrone.
Un Dalmata non è adatto a chi apprezza il cane indipendente capace di starsene per i fatti suoi: cerca costantemente la compagnia del padrone, è curioso e ama partecipare alle attività della famiglia. Relegato in giardino o chiuso in una stanza della casa per lui fa lo stesso: un Dalmata che si annoia o si sente frustrato può diventare ombroso e persino distruttivo.
Un compagno di giochi ideale per i bambini
Può andare bene in una famiglia con bambini? La risposta è senza dubbio sì: con i più piccoli il Dalmata è la dolcezza fatta cane! Con loro si intende immediatamente, è capace di tollerarne con infinita pazienza le intemperanze, diventa un instancabile compagno di giochi e, spesso, si trasforma in una vera e propria baby sitter. Non è un caso, infatti, che i bambini inglesi lo abbiano affettuosamente soprannominato Plum Pudding, perché il suo mantello ricorda l’uva sultanina del loro tipico dolce natalizio, il Christmas Pudding.
Il Dalmata sarà ben disposto a giocare non solo con i bambini di casa, ma anche con i loro amici, e se i piccoli metteranno a dura prova la sua pazienza, cercherà di allontanarsi senza dare quasi mai segni di irritazione o arrivando a mordere: al massimo abbaierà per mostrare il suo disagio. Spetta comunque ai genitori il compito di ricordare ai figli che, per quanto paziente, si tratta di un essere vivente e non di un giocattolo. Dal momento che la presenza di un cane in casa è un ottimo sistema per responsabilizzare un bambino, si può affidare ai figli il compito di provvedere alla sua igiene, che non è complicata, ma richiede costanza: bastano delle belle spazzolate, però con una certa frequenza, dal momento che è in muta tutto l’anno.
La costituzione del Dalmata
La costituzione del Dalmata è forte e robusta. Si tratta di una razza alquanto longeva, con soggetti che possono arrivare ai 15-16 anni. Il tallone di Achille è rappresentato dalla sordità, una tara ereditaria legata al mantello bianco. Può darsi che proprio questi problemi di udito abbiano contribuito alla fama di cane testardo o stupido. La sordità può essere bilaterale o interessare un orecchio solo: si può verificare se un cucciolo ne soffre con semplici prove, ma il Baer test permetterà di stabilirlo con maggiore attendibilità. I problemi di udito si manifestano coi i più frequenza nei cani a iride azzurra e per questo gli esemplari con occhi azzurri vengono esclusi dalla riproduzione.
Un’altra patologia che interessa la razza è la calcololisi, poiché il Dalmata non è in grado di convertire l’acido urico in allantoina a livello epatico e quindi lo elimina con l’urina; i problemi di calcoli possono essere evitati adottando una dieta che alcalinizzi le urine e riduca la formazione di acido urico (quindi non troppo proteica) e lasciando acqua fresca sempre a disposizione (l’urina troppo concentrata favorisce la formazione di calcoli). Le patologie a carico della pelle, infine, si manifestano con dermatiti dovute per lo più ad allergie alimentari e possono essere risolte modificando la dieta.
Caratteristiche del Dalmata
Tutti conoscono il Dalmata con le macchie nere ma, sebbene sia decisamente più rara a vedersi, esiste anche la “versione” a macchie color fegato, che corrisponde a una bella tinta cioccolato. I due colori possono essere incrociati tra loro, ma per le leggi della genetica (il nero è dominante sull’altro), veder nascere una cucciolata completamente bianco-fegato è un’eventualità che si verifica molto difficilmente.
Quale sarà il colore delle macchie, però, lo dirà solo il tempo: i cuccioli di Dalmata nascono bianchi e le macchie cominciano a formarsi nelle prime settimane cli vita. Che siano nere o fegato, quello che è molto importante è la loro distribuzione, che deve creare un effetto armonico ed elegante: le macchie non devono essere troppe, ma nemmeno troppo scarse, devono essere più grandi sul corpo e più piccole su testa, arti e coda e, infine, devono avere margini ben definiti. I calli protagonisti del film disneyano possono indurre in errore: le orecchie completamente nere come quelle di Pongo e di alcuni cuccioli, così come la macchia nera intorno all’occhio come quella del cucciolo Macchia, anche se rendono il cane buffo e accattivante, dal punto di vista squisitamente cinotecnico non sono desiderabili.
Dalla celluloide alla casa bianca
Se tutti conoscono il film di animazione “La carica dei 101”, uscito nel 1961, forse non tutti sanno che la storia non è frutto della fantasia di Walt Disney, ma si basa su un romanzo intitolato “I cento e uno thimata” della scrittrice inglese Dorothy “Dodie” Smith. Sembra che l’idea di scriverlo le sia venuta quando un’amica, vedendo i suoi cani, disse che li avrebbe trovati perfetti per farne una pelliccia!
L’altro grosso impulso alla moda della razza è arrivato all’uscita del film con attori in carne e ossa, “La carica dei 101 questa volta la magia è vera“, del 1996, cui ha fatto seguito, nel 2000, “La carica dei 102 – un nuovo colpo di coda”. Non poteva mancare un esemplare di questa razza nella galleria dei numerosi cani presidenziali che hanno dimorato alla Casa Bianca: George Washington, il primo presidente americano, pagò 12 scellini per avere Madame Moose e l’anno seguente acquistò un maschio per potersi dedicare all’allevamento.
I cani dalmata e il feeling con i cavalli
Sin dal XVII secolo il Dalmata ha intrecciato un legame con i cavalli che nessun’altra razza può vantare: anche senza essere addestrato, ricerca la compagnia di questi animali, se ne ha la possibilità, e li segue istintivamente, arrivando ad adattarsi alla loro andatura. È stato dimostrato che quella di muoversi tra le zampe dei cavalli senza intralciarne il cammino sarebbe proprio una caratteristica cli razza.
Numerosissime sono le opere d’arte in cui si può ammirare il Dalmata accanto a cavalli e a carrozze. La Francia è stata la prima nazione a utilizzarlo come cane da scuderia: nella seconda metà del XVII secolo tutte le diligenze postali transalpine erano “scortate” da un Dalmata che aveva il compito di proteggerle dai briganti e, una volta ferme alle stazioni di posta, di sorvegliare i bagagli. Un secolo dopo furono gli inglesi a scoprire le particolari attitudini del Dalmata e, nel 177o, il direttore delle poste lo nominò ufficialmente accompagnatore e protettore delle diligenze.
Diventò così il compagno di viaggio di aristocratici e uomini agiati, che non di rado arrivavano all’estrema raffinatezza di abbinare il mantello dei cavalli a quello dei cani. E dal momento che allora i mezzi antincendio erano trainati dai caval-li, i pompieri inglesi, e poi quelli americani, impiegarono il Dalmata non solo come guardiano delle caserme, ma anche per rilevare la presenza, grazie al suo fiuto, di persone prigioniere delle fiamme. Il Dalmata è ancora oggi la mascotte dei Vigili del Fuoco di Inghilterra, Stati Uniti e Canada.
Lo standard
Aspetto. Cane ben equilibrato, leggermente più lungo che alto, con macchie ben distinte, forte, muscoloso e attivo. Simmetrico nei profili, senza grossolanità e pesantezza, e come l’antico “cane da carrozza’: capace di grande resistenza e buona velocità.
Testa. Piuttosto lunga, cranio piatto, abbastanza ampio fra gli orecchi, stop moderatamente pronunciato, tartufo sempre nero nei cani a macchie nere, sempre marrone nei cani a macchie fegato, muso lungo, potente e mai appuntito, labbra pulite non pendule, mascelle forti con perfetta e regolare chiusura a forbice. Gli occhi sono posizionati piuttosto distanziati, di media grandezza, rotondi, luminosi, con un’espressione intelligente e vivace, marrone scuro nei casi a macchie nere e marrone chiaro fino all’ambra in quelli a macchie fegato;
Orecchie. inserite piuttosto alte, di media grandezza, piuttosto ampie alla base, portate aderenti alla testa, si restringono gradatamente fino a una punta arrotondata.
Coda. Raggiunge approssimativamente il garretto, è forte alla base e si assottiglia verso la punta; inserita né troppo alta né troppo bassa, a riposo è portata pendente con una leggera curva verso l’alto del suo ultimo terzo, in movimento è portata leggermente al di sopra della linea dorsale, ma mai gaiamente o arrotolata.
Arti. Gli anteriori sono perfettamente diritti, con robuste ossa rotonde, spalla moderatamente obliqua, pulita e muscolosa, gomiti aderenti al corpo, non girati in fuori, né in dentro, carpo forte, leggermente scattante; i posteriori sono arrotondati, muscolosi, puliti, visti da dietro gli arti sono verticali e paralleli, ginocchio ben angolato, gamba robusta, garretto forte, ben angolato.
Temperamento. Il Dalmata è un cane dolce, dal carattere allegro e giocoso, protettivo nei confronti della famiglia
I piedi sono rotondi, compatti con dita ben arcuate (da gatto), cuscinetti rotondi, duri ed elastici, unghie nere o bianche nella varietà bianco/nera, e marroni o bianche nei bianco/fegato.
Pelo. E’ corto, duro, fitto, liscio e lucente. Due le varietà: a macchie nere e a macchie fegato, a seconda del colore delle macchie. Le macchie non si mischiano ma sono rotonde, ben delineate e il meglio distribuite possibile, circa 2-3 centimetri di diametro, quelle su testa, coda e arti più piccole di quelle del corpo.
Taglia. L’altezza al garrese nei maschi va da 56 a 61 centimetri (peso 27-32 chili), nel-le femmine da 54 a 59 (peso 24-29), ma l’armonia generale delle proporzioni è di primaria importanza.